Gareth Rosenthal, REVERSE

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MrEvilside
view post Posted on 19/6/2013, 15:24




Gareth Rosenthal
nome e cognome › Gareth Rosenthal, più comunemente noto come “il Cantastorie”. In realtà ben pochi conoscono il suo vero nome, oppure, pur essendone informati, preferiscono il soprannome.
data di nascita › 01/01/66 PA. In patria, il suo compleanno è sempre stato una ricorrenza in un certo senso popolare, dal momento che, nel suo piccolo villaggio, un bambino nato proprio il primo giorno dell’anno è un evento da molti considerato persino profetico. Da parte sua, non ha mai creduto ci fosse granché di profetico nella morte di parto della madre e durante l’infanzia ha vissuto il proprio genetliaco con una certa amarezza.
classe › Vigilante. Da diversi anni si aggira per i diversi territori sotto le mentite spoglie di cantastorie, ma rimane fedele al proprio incarico.
fazione d'appartenenza › Nato e vissuto nella Fazione dell’Onore, non è mai stato particolarmente patriottico, ma non ha mai sentito neppure il bisogno di rinunciare alla patria.
orientamento sessuale › Bisessuale. Per la verità, ha un approccio piuttosto strano con la propria sessualità: alterna periodi in cui pare del tutto disinteressato a qualsiasi forma di vita ad altri in cui non disdegna d’appartarsi anche con un uomo o una donna diversi ogni due o tre notti. A ogni modo, non è tipo da relazione duratura – almeno finora.
forza › 8/10
agilità › 7/10
velocità › 7/10
resistenza › 8/10
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aspetto fisico › Per scongiurare il rischio che qualcuno nutra dei sospetti sulla sua reale identità, deve camuffare il più possibile il proprio aspetto con abiti molto larghi, di solito tuniche con cappuccio simili a quelle che talvolta amano indossare gli stregoni, oppure alcuni sacerdoti fanatici di piccoli villaggi bigotti. Predilige i colori scuri e le stoffe più comode per i viaggi, specie a piedi o a cavallo, e porta sempre con sé una bisaccia che contiene alcuni libri e il suo inseparabile strumento a sei corde, compagno immancabile delle sue perfomances.
A causa degli allenamenti cui il padre lo ha abituato fin da bambino, ha un fisico molto forte e robusto, con i muscoli di braccia, gambe, torace e addome molto sviluppati e tonici in una maniera equilibrata che conferisce una piacevole regolarità alle proporzioni. È alto un metro e ottantanove per una settantina di chili, più o meno, ma il peso è molto variabile a seconda del territorio e della stagione: non sempre riesce a procacciarsi dei pasti decenti, oppure i periodi dell’anno più duri alle volte mettono a dura prova il suo fisico. La vita di pellegrino e cantastorie è una catena di alti e bassi, ma nel complesso riesce sempre a cavarsela in qualche modo.
Ha un viso particolare, non necessariamente bello, ma senza dubbio caratteristico: con l’incarnato molto pallido, latteo, si confonde la chioma biondo chiaro, quasi platinato, al punto che le sopracciglia si distinguono a malapena e, se non avesse i capelli costantemente scarmigliati, li tiene tanto corti che potrebbe essere scambiato per calvo, specie quando indossa il cappuccio. La sola nota di colore sul volto monocromatico sono gli occhi blu, la cui sfumatura assume tinte più scure o più luminose in base al tempo atmosferico. Ha lineamenti abbastanza pronunciati, la mascella squadrata, il naso aquilino e il labbro inferiore piuttosto pieno, mentre quello superiore è invece molto sottile. Le guance un po’ scavate sono uno dei tanti segni delle sue fatiche. L’aspetto più bizzarro del suo viso, in ogni caso, è indubbiamente il tatuaggio che gli copre gran parte della fronte e arriva fino alla punta del naso: raffigura una croce, disegnata con un inchiostro inquietante, di un particolare colore sanguigno. Molti sono messi in soggezione da un simile accessorio, tanto che circolano molte storie a riguardo, gran parte delle quali messe in giro proprio da lui durante i suoi spettacoli come cantastorie, ma non ha mai raccontato cosa significhi davvero a nessuno.
Naturalmente, non sempre riesce a celare del tutto il proprio aspetto da soldato, specie quando è in vena di partecipare alle feste di paese e magari portarsi a letto qualche bella ragazza – o bel ragazzo, se capita – ma, più che dare adito a veri e propri sospetti, il suo corpo suscita più che altro curiosità e la nascita di nuovi racconti, proprio perché si è abilmente intessuto la fama di contaballe e la gente non lo prende abbastanza sul serio per preoccuparsi davvero di lui.
psicologia › Se uno lo conoscesse nelle vesti del Cantastorie e poi gli si dicesse che in realtà è un membro dei Vigilanti, non ci crederebbe – questo per sottolineare quanto sia ben costruita la sua identità di copertura. Le due personalità sono talmente in contrasto tra loro da sembrare appartenere a due persone diverse, eppure lui riesce a farle misteriosamente convivere l’una con l’altra.
Da una parte il Cantastorie, l’uomo dello spettacolo, nato per stare su un palco: spigliato, frizzante, con la battuta sempre pronta e una grande eloquenza con cui catturare il pubblico, da quello più rozzo dei piccoli villaggi a quello più altolocato delle grandi città – ma tende a evitare i nobili e i personaggi troppo influenti per scongiurare il rischio che si possa sospettare qualcosa di lui. È arrogante e sfacciato e insieme umile e affascinante, tanto che le ragazzine di paese – e spesso anche i garzoni – vengono sedotte dal suo atteggiamento indipendente ma comunque cordiale e amichevole anche con gli appartenenti ai ceti meno abbienti. In qualche modo è in grado di non apparire snob anche quando si dà delle arie, vuoi per fare scena, vuoi in un eccesso di autocompiacimento – che si verifica di solito quando alza un po’ troppo il gomito. Gli piace intrattenere i giovani, giocare al seduttore, a volte, se è in vena, persino passarci la notte, ma è fondamentalmente un apolide, senza radici, le sistemazioni gli vengono a noia nel giro di pochi giorni ed è sempre bene attento a non crearsi dei legami prima di andarsene, anche perché potrebbero compromettere il suo compito. È facile incontrarlo alle fiere oppure ai mercati, mentre è raro – se non impossibile – incrociarlo nei giorni più comuni, in cui in genere è impegnato nei suoi pellegrinaggi. In molti – in particolare coloro cui ha spezzato il cuore – lo definiscono un egoista, un contaballe, un abile mastro di parole, persino; in generale, la gente non ha una brutta impressione di lui e quando si ripresenta in un villaggio già visitato, magari anche dopo diversi anni, è sempre accolto da molte feste e calorosi benvenuti. Non è una cattiva persona, è solo un po’ stronzo.
Dall’altra parte, il Vigilante, l’uomo sotto il cappuccio, l’identità segreta: un esperto stratega, calcolatore, perlopiù taciturno, attira per le sue grandi capacità di comando, indubbiamente derivate da una lunga esperienza tra i ranghi dei Vigilanti, nonché ereditate in parte dal padre. È l’aspetto più severo e anche più malinconico del suo carattere, quello dell’uomo concentrato solo sui propri obiettivi, pronto a sacrificare chiunque e qualsiasi cosa per raggiungerli, e allo stesso tempo un uomo d’onore, legato ai propri compagni di brigata, poco interessato al denaro e alle amenità, come d’altra parte testimonia la sua abitudine a viaggiare tanto a piedi o al massimo a cavallo. Non è un uomo buono e onesto, al contrario, sa essere spietato, se necessario anche crudele e non manca di sfoderare la spada se la sua vita è in pericolo: ha però trovato un buon equilibrio tra l’assassino a sangue freddo e il soldato. È anche l’uomo che ha vissuto senza una figura femminile in casa ad ammorbidire il carattere burbero e rigido del padre, un veterano dei Vigilanti che, se da un lato gli ha insegnato tutto ciò che sapeva sull’arte della guerra, dall’altro non è stato altrettanto capace nel dispensare l’affetto di cui un bambino avrebbe avuto bisogno. Troppo orgoglioso per piangersi addosso, non ne fa mai parola; in realtà, di rado racconta qualcosa di se stesso e non si può mai sapere se sia sincero o meno.
Quale sia il suo vero volto, se quello più vivace o quello più ombroso, a nessuno è dato saperlo. Forse sono veri entrambi, fino a un certo punto. Forse sono entrambe maschere.
storia › Non è raro che le donne muoiano di parto. Nonostante la famiglia di Gareth vivesse nel territorio degli Stregoni, abitavano in un villaggio troppo piccolo, alle estreme propaggini della zona, per cui i viaggiatori dotati di magia si imbattevano di rado nel luogo e il medico del villaggio sapeva a malapena occuparsi delle malattie meno gravi. La madre di Gareth, Semiah, era già stata molto provata dalla gravidanza, in particolare nell’ultimo periodo, a causa di un inverno piuttosto rigido; la levatrice aveva avvertito fin da subito il padre, Misha, che avrebbero potuto sorgere delle complicazioni, forse troppo gravi anche per le sue capacità. L’ultima volta in cui Misha e Semiah parlarono, prima dell’inizio del travaglio, ebbero solo il tempo di scegliere insieme il nome per il bambino.
Misha era un uomo burbero, chi non lo conosceva arrivava a pensare fosse scortese, ma era d’indole buona e onesta e amava sua moglie. Erano sempre andati d’accordo: lui l’aveva corteggiata quando erano giovani, aveva aspettato di trovarsi un lavoro e poi si era presentato dal padre di lei solo dopo essersi assicurato una certa rendita come Vigilante. In realtà erano un po’ avanti con gli anni per il matrimonio, ma Semiah aveva insistito per aspettarlo, quindi lui lasciò il servizio militare per mettere su famiglia nel loro villaggio d’origine, spendendo il patrimonio messo insieme come Vigilante per la casa, per poi offrire i propri servigi a un vecchio falegname, ormai non più in grado di compiere i lavori pesanti.
La morte della moglie distrusse Misha: gli era stata strappata la parte migliore di lui. Se ebbe la determinazione e la forza di volontà di passare oltre, fu solo per amore di Gareth. Amava molto il figlio, l’unico ricordo che gli rimaneva di Semiah, ma non fu mai capace di dimostrarglielo se non attraverso il duro addestramento che gli impose da quando il bambino aveva sei anni: voleva assicurargli un’esistenza serena e protetta in cui avrebbe potuto difendersi da solo e guadagnarsi da vivere con la propria arte guerriera, se l’avesse voluto, ma allo stesso tempo desiderava che il figlio rimanesse con lui, che non lo abbandonasse come era accaduto con la madre, tanto che, quando Gareth divenne un adolescente, lo propose come garzone presso la bottega del falegname dove lavorava lui stesso.
Gareth, tuttavia, aspirava a un futuro diverso. L’orizzonte del suo piccolo villaggio era stretto, soffocante, mentre le sue crescenti abilità con le armi – in particolare con l’arco lungo e la spada a due mani – gli facevano sognare di viaggiare, vedere il mondo e battersi per ciò in cui credeva. Nel periodo dell’adolescenza, questo suo spirito di ribellione lo portò a scontrarsi più volte con Misha, al punto che a diciassette anni buttò le proprie cose in una bisaccia e se ne andò senza una parola. Per giorni viaggiò senza meta, finché non si imbatté in una città piuttosto popolosa in cui fece la conoscenza di una compagnia di Vigilanti che lo accolsero ben volentieri tra le loro fila, dopo aver avuto una dimostrazione del suo valore. Furono sufficienti pochi anni per passare di compagnia in compagnia fino a trovarsi al servizio di uno Stregone, non uno straordinariamente importante, ma nemmeno un ciarlatano di bassa lega. Era un uomo abbastanza giovane, eppure dimostrava un’acutezza d’ingegno e una capacità di combinare a essa i propri poteri che lo rendevano decisamente pericoloso: avevano stima l’uno dell’altro, ma Gareth si rese conto ben presto che le attenzioni dello Stregone non si limitavano al rispetto. La loro fu una relazione burrascosa, fuori dal comune e destinata a fallire dall’inizio: un ragazzo che veniva dalla strada e uno Stregone di buona famiglia non potevano farsi vedere in giro, se non come la guardia del corpo e il suo padrone. Contro ogni aspettativa, quella strana storia durò diversi anni e, quando lo Stregone si trovò nei guai, minacciato da una congiura che aveva intenzione di attentare alla sua vita, Gareth lo aiutò a scappare dalla città, dove era una figura di grande rilievo, e per qualche tempo viaggiarono insieme, travestiti, il capitano dei Vigilanti e il suo padrone, come due commercianti in pellegrinaggio.
Doveva essere una soluzione temporanea e alla fine lo Stregone trovò alloggio e rifugio presso il Boschetto, nonostante Gareth all’inizio si fosse opposto, in quanto alcuni congiurati erano Stregoni e avrebbero potuto cercare di ucciderlo con le loro stesse mani. Lo Stregone disse che, se fossero rimasti insieme, avrebbero avuto maggiori possibilità di essere riconosciuti, gli affidò l’incarico di trovare e assassinare i congiurati e tornare una volta che il pericolo fosse cessato.
La notte prima di avventurarsi lontano dal Boschetto, Gareth fu brutalmente separato dal suo signore e amante, rapito da sconosciuti prima che il Vigilante irrompesse nelle sue camere da letto.
Ancora oggi, Gareth si interroga su come sia potuto succedere, si maledice ogni giorno per la propria negligenza e si chiede con quale artefatto abbiano potuto opporsi al grande potere dello Stregone, mentre si sposta di borgo in borgo, di città in città, di fazione in fazione, sotto le mentite spoglie di cantastorie, per non avere grane con le autorità straniere, e lo cerca incessantemente, cacciando in contemporanea anche i suoi rapitori e gli altri congiurati, alla ricerca di informazioni sulla setta e sui motivi per cui desideravano tanto rapirlo. È sicuro che sia ancora vivo, altrimenti non avrebbero corso tanti rischi per catturarlo, quando ucciderlo sarebbe stata una soluzione molto più pratica e veloce.
Formalmente, è ancora il capitano dei Vigilanti al servizio dello Stregone, ma di fatto continua a esercitare la professione solo per perseguire la sua missione di ritrovamento, la sua personale ossessione.
Gareth Rosenthal è rappresentato da Paul Bettany. • code ©
 
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