Zachariah Calahan, ATTIVO

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MrEvilside
view post Posted on 9/2/2014, 22:07




aidæn # only for summertime sadness rpg
VVpyaP7
TRENTASEI ANNI | SCRITTORE | GAY | CLOSED | JONATHAN RHYS-MEYERS
b a c k g r o u n d:

Miami è bella. Miami è vita ed è spettacolo, è reale ed è onirica. Miami è un magnifico palco sul quale prendono vita i sogni. Se hai abbastanza soldi per pagarteli.
Miami è anche vorace. Miami è aggressiva, pericolosa, e non perdona.
Lo splendore dorato delle spiagge, dei locali e dei negozi costosi è solo uno strato superficiale che nasconde il marciume sottostante, quello in cui vive la maggior parte della gente, la gente normale, quella che non riesce a permettersi più di un modesto cubicolo a Downtown, quella che il turista non vede mai.
Non è facile vivere a Miami, ma Max e Alex Calahan sono fortunati. In realtà, è soprattutto grazie a lei – al suo lavoro di medico – se possono permettersi un sobrio appartamento in un quartiere abbastanza sicuro; lui, reporter per uno dei tanti piccoli quotidiani locali, ha finanze altalenanti.
Rispetto alla società moderna, i loro ruoli sono stranamente rovesciati: lei è la donna in carriera, lui il marito casalingo.
Quando nasce Zachariah, dopo due anni e mezzo di matrimonio, è Max a prendersi cura di lui, mentre Alex è costretta fuori casa dalle dieci alle dodici ore al giorno dalla sua esigente professione.
È quasi matematico, di conseguenza, che Zack si appassioni a lettura e scrittura fin dall’infanzia. Prima di imparare entrambe le arti, ascolta rapito suo padre leggergli le fiabe dei fratelli Grimm; inizia precocemente a sfogliarle da solo, per poi passare a romanzi più impegnati e cominciare a scarabocchiare lui stesso qualche storiella sul margine dei quaderni di scuola, durante le ore di matematica.
La prima infanzia – l’asilo e la scuola elementare – è un ricordo felice, pieno del ticchettio delle dita di Max sul computer, mentre lui, bambino, gli dondolava sulle gambe e fissava rapito lo schermo, e decorato, sia pure sporadicamente, dalla risata di Alex, sempre stanca, ma sempre gradevole.
Il primo anno alla high school del quartiere, la campana di vetro sotto la quale ha trascorso quel periodo va in frantumi.
Adesso ci sono la pubertà, i bulli, le ragazze, lo sport, le risse e il futuro, che si avvicina a una velocità disarmante. Ci sono la confusione, i dubbi senza risposta, i sorrisi ammiccanti delle cheerleaders e i ghigni divertiti dei ragazzi, le battute alle sue spalle, le frecciate lanciate in sua presenza.
Zachariah assiste con dolore e disorientamento al suo ruolo di studente modello, ammirato da maestri e compagni, sgretolarsi sotto il peso della sua nuova nomea – il nerd, quello strano, quello che passa l’ora del pranzo in biblioteca e non si interessa alle ragazze. Scrittura e lettura, una volta passatempi, diventano un rifugio, la scuola, una volta quasi una seconda casa, diventa una gabbia spinosa, che lo tempra, lo cambia, lo matura.
Non più fanciullo vivace, Zachariah diviene un adolescente taciturno, poco socievole, ma non inerme: se necessario, sa difendersi in una rissa e qualche volta finisce dal preside. È un adolescente come tanti, brillante nello studio e confuso in tutto il resto.
Appena compie l’età minima passa la stagione estiva al lavoro in una fumetteria, quella invernale, invece, in una piccola libreria non lontano da casa. Dopo il diploma, nessuno si sorprende quando sceglie di laurearsi in scrittura creativa e di prendere poi un master in cinematografia. Sua madre asseconda bonariamente la sua passione, suo padre è fiero che il figlio abbia seguito le sue orme, sebbene sia preoccupato dalla difficoltà di trovare un impiego nel campo dell’editoria.
Il sogno che Zack rincorre, però, non è diventare un giornalista: la sua vera passione è raccontare storie, sia sotto forma di romanzo che di copione, destinato a diventare un film.
Portati a termine gli studi, è costretto a rimanere a vivere con i genitori per qualche mese, mentre finisce il suo primo romanzo e lo spedisce ad alcune case editrici. Nell’attesa, comincia a lavorare anche a una sceneggiatura e trova degli impieghi part-time per non gravare troppo sulle finanze dei suoi.
Alcuni suoi romanzi riscuotono un discreto successo in ambito locale e una sua sceneggiatura diventa un film; a due anni di distanza, può finalmente permettersi un trilocale suo, in un quartiere più modesto di quello in cui è cresciuto, ma almeno non deve più dipendere dai genitori e possiede una casa propria.
Nonostante il suo impegno, però, i suoi lavori non ottengono particolari riconoscimenti. Acquista una buona nomea, il suo editor continua a proporgli nuovi contratti, anno dopo anno, e lui riesce a mantenersi senza difficoltà, ma nulla di più.
Quando il suo editor, Jonathan Harker, gli propone, come strategia commerciale, di pubblicare qualcosa sotto pseudonimo, sull’esempio di J. K. Rowling, sulle prime Zack accetta, salvo pentirsene molto presto, nello scoprire, sconcertato, che Jonathan vuole che affronti il mercato dei romanzi omoerotici: l’uomo è convinto che potrebbe avere un discreto seguito, in quanto gay lui stesso.
La prima volta in cui Zack si era interrogato sulla propria sessualità, aveva sedici anni. In realtà, i suoi dubbi risalivano ad alcuni anni prima, dacché si era reso conto del proprio completo disinteresse per il sesso opposto; solo al penultimo anno alla high school, però, aveva dedicato al problema un’attenta riflessione, per giungere infine alla conclusione di essere omosessuale. Fu una realizzazione indolore, anche perché all’epoca per lui “etero” e “gay” erano solo parole, poiché non aveva mai avuto alcuna esperienza sentimentale.
All’università, invece, trascinato da alcuni compagni di corso, aveva iniziato a frequentare, di tanto in tanto, qualche pub e discoteca, aveva conosciuto dei ragazzi e avuto qualche avventura, ma non si era mai impegnato in una vera e propria relazione, troppo preso dallo studio, prima, e dal lavoro poi.
All’inizio la proposta di Jonathan suscita il suo divertimento; appena comprende che l’editor è serio, subentrano imbarazzo e rifiuto, ma, prima che amici, lui e Jonathan sono impiegato e datore di lavoro, e lo scrittore è obbligato a piegarsi alla sua volontà.
Quando il suo primo – e ultimo, come giura a se stesso – romanzo sul genere, Striscia sul velluto, pubblicato con lo pseudonimo di Michael Rhodes, scala inaspettatamente le classifiche, vorrebbe sotterrarsi. Da allora è oberato di richieste di racconti simili, anche se continua a dedicarsi, per quanto può, ai generi letterari che predilige.
Le sue entrate subiscono un’impennata, ma lui non modifica troppo drasticamente il proprio stile di vita, limitandosi a concedersi qualche lusso in più. Questo anche perché non vuole che si sappia che lui e Rhodes sono la stessa persona – desiderio che Jonathan rispetta, convinto che parte dell’insperato successo si possa ascrivere anche al mistero intorno allo pseudonimo – e quindi si rifiuta di apparire in pubblico o anche solo di rilasciare interviste.
Ora, a dieci anni di distanza da quella prima, fortunata pubblicazione, la sua fama non ha fatto che crescere e si ritiene fortunato a essere riuscito a mantenere il segreto così a lungo. Se dal punto di vista della carriera non potrebbe chiedere di meglio – a dispetto della “posizione scomoda” in cui si trova – la sua vita sentimentale, d’altra parte, è pressoché inesistente, fatta eccezione per le notti in cui “cerca ispirazione” nei locali a luci rosse. Si tratta, tuttavia, solo di esperienze da una notte, senza importanza.

p e r s o n a l i t y&p e c u l i a r i t y:

Fu un bambino vivace, è stato un adolescente solitario, adesso è un uomo particolare.
Può vantare un certo fascino, grazie al suo aspetto piuttosto piacente: porta i lisci capelli neri tagliati corti, un accenno di baffi e un sottile, elegante triangolo di barba; ha labbra carnose, lineamenti spigolosi, le guance un po’ incavate e occhi cangianti, tra il verde acquamarina e l’azzurro ghiaccio, alle volte protetti da occhiali da vista semplici e sobri, dalla montatura rettangolare, nera. Il suo abbigliamento più comune consta di jeans e camicia: predilige i vestiti comodi, oppure eleganti, non ama indossare abiti sportivi. Cura il proprio aspetto, ma non ne è un maniaco ossessivo.
È difficile stabilire se sia consapevole o meno della propria sensualità. Di solito sembra di no, anzi, pare così assorbito dal suo lavoro che l’eventuale interesse di chiunque, uomo o donna che sia, passa del tutto inosservato ai suoi occhi, al punto che, persino quando è palese e qualcuno glielo fa notare, cade dalle nuvole e fa la figura del più totale svampito. Eppure, al tempo stesso, ci sono invece occasioni in cui approfitta del proprio sex appeal, come quando rimorchia al pub.
Ha una personalità piuttosto misteriosa, riservata, tendente all’isolamento, anche se con gli amici – nonostante siano ben pochi – sa essere gentile, disponibile, persino affettuoso. La psicologa della scuola, al secondo anno delle superiori, lo definì socially awkward. I suoi genitori non vi diedero peso, all’epoca, ma è probabile che un fondamento di verità ci fosse e ancora oggi subisce gli effetti di tale condizione, che si ripercuotono nella sua quasi totale incapacità a intessere relazioni sociali, siano esse una semplice amicizia o qualcosa di più intenso.
Ciò che più lo emoziona non sono le persone, ma i libri, la lettura, la scrittura e i film. Potrebbe passare ore in una biblioteca senza accusare affatto la stanchezza, così come qualche volta, quando è particolarmente ispirato, è capace di chiudersi nello studio per giorni, ricordandosi a malapena di mangiare.
Un’altra sua peculiarità è l’avversione per la tecnologia – o, per l’esattezza, l’avversione che la tecnologia sembra avere per lui. Max, quando lui era ancora bambino, dovette usare molta pazienza per riuscire a inculcargli il corretto utilizzo dei programmi di scrittura e Zack non riuscì mai a progredire oltre quel livello base. Ancora adesso, fare qualsiasi cosa che non sia scrivere con un mezzo tecnologico qualsiasi – dal computer al cellulare al televisore – lo mette in seria difficoltà. Potrebbe apparire ridicolo e inverosimile, se si considera quale ruolo la tecnologia rivesta nella sua professione, ma non è mai riuscito a farsi apprezzare dai mezzi elettronici – che è un modo carino per affermare che è un totale imbranato.
Come lettore, i suoi generi preferiti sono lo storico, la fantascienza e il fantasy, anche se sarebbe più corretto affermare che leggerebbe qualsiasi cosa gli capiti sottomano; come autore, invece, predilige il genere storico. Ama molto fare ricerche accurate per i suoi racconti, anche quelli meno impegnati, come potrebbero essere quelli erotici; sembra quasi che frequenti i locali gay solo a beneficio della propria scrittura, come se essa fosse il fulcro stesso della sua esistenza.
Altri suoi hobby sono gli scacchi, l’astronomia, la mitologia, la religione e la filosofia. I suoi film preferiti sono i thriller e quelli a sfondo storico, ma preferisce scrivere sceneggiature che guardare la televisione.
Di tanto in tanto, se preso dall’estro artistico, accompagna la scrittura al disegno, ma vi si cimenta davvero di rado e solo come amatore, infatti non ha mai partecipato a un corso di disegno, né tantomeno ha mai mostrato a qualcuno i suoi schizzi. Si accontenta di conservarli in alcuni quaderni cui soltanto lui ha accesso, riposti nella sua libreria.
Fumare lo rilassa, ma non è davvero assuefatto alle sigarette. Lo fa più per abitudine che per necessità e spesso in base all’umore: qualche volta va avanti settimane senza finire un pacchetto, altre, invece, ne consuma uno in una sola giornata. Di solito il desiderio di fumare è direttamente proporzionale alla sua ispirazione, infatti il suo momento preferito per indulgere in tale attività è quando siede davanti al computer, nel suo trilocale, e si dedica alla sua più grande passione.
Non si direbbe, a causa del suo carattere, nel complesso mite, ma a diciassette anni si fece fare un tatuaggio, all’insaputa dei genitori, un piccolo geco portafortuna stilizzato all’interno del polso sinistro. Ha anche un orecchino d’argento sulla parte superiore del lobo destro e un anello – una semplice fascia di ferro – all’indice.



ZACKCALAHAN




Edited by MrEvilside - 10/2/2014, 17:52
 
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