Asthrai, ATTIVO

« Older   Newer »
  Share  
MrEvilside
view post Posted on 24/11/2014, 20:48




ASTHRAI
WB5XEHe
Anagrafe
Nome e Cognome: Il suo nome è Asthrai, un nome antico, risalente all’epoca in cui i Faerie abitavano una dimensione separata da quella umana. Nel dialetto di allora, significava “fior di cenere”.
Ha ripudiato il proprio cognome dopo aver lasciato la Corte Benedetta e nessuno alla Rocca lo conosce.
Soprannome: Lo Zoppo.
Data di nascita – età: È nato in un mese primaverile, forse marzo, tuttavia lui stesso non è sicuro del giorno esatto. Dal suo aspetto si direbbe che ha all’incirca trentacinque anni, ma quale sia l’età effettiva è un altro dei tanti enigmi intorno ai quali generazioni di studenti dell’Accademia, nonché di professori, costruiscono castelli di carte più o meno fantasiosi, senza che nessuno sia mai riuscito ad approdare alla verità.
Razza: Faerie. Nella loro lingua barbara, gli uomini lo definiscono un “Elfo”, perché il concetto di Faerie non è traducibile nell’idioma mortale.
Orientamento sessuale: Com’è tipico degli esponenti della sua razza, risponde ai propri capricci, non alle etichette, pertanto non ha preferenze, sebbene di rado una donna desti il suo interesse come fanno gli uomini.
Ruolo: Tendenzialmente attivo; ancora una volta, però, non vuole negarsi nulla e in taluni casi non gli dispiace sperimentare un ruolo più passivo.
Mestiere: “Chi non è in grado di agire, insegna,” è stato schernito una volta. Ora l’autore di quella presa in giro vive confinato in un ospizio, in quanto accusa gravi deficienze mentali dovute a un violento trauma cranico, tuttavia è vero: Asthrai è uno degli insegnanti dell’Accademia e si occupa di formare gli incantatori.
Particolarità: Come da soprannome, una paralisi alla gamba sinistra lo costringe a trascinarla, utilizzando un bastone da passeggio per sostenersi. Ci sono molte leggende sull’origine della zoppia, ma nessuna di esse corrisponde alla verità, poiché non è stata causata da una ferita da combattimento, bensì da quello che è il più grande segreto e la più grande vergogna di Asthrai.
Egli è affetto da un grave morbo degenerativo, non contagioso, che può affligere solo i Faerie e non gli esseri umani; anche tra i primi, però, le possibilità di contrazione sono minime, tanto che i Faerie più giovani la considerano una favola. La malattia consiste in una lenta ma inarrestabile infezione alle cellule: dapprima il loro rinnovamento rallenta, per poi subire una battuta d’arresto e cessare; di conseguenza, il processo di invecchiamento accelera in modo esponenziale e il legame magico con la Natura viene sempre meno, insieme alle capacità di sfruttare la magia. Il Faerie non muore, tuttavia le sue condizioni divengono talmente pietose che finisce con il suicidarsi. Il morbo interessa tutte le cellule e, allo stadio più avanzato, può colpire con maggior violenza un’area in particolare: nel caso di Asthrai, è successo alla gamba, inutilizzabile ormai da quindici anni, e al volto sfregiato.
Aspetto
Pochi hanno avuto l’occasione di vedere il suo vero aspetto, poiché per la gran parte del tempo veste una maschera accuratamente costruita con il Glamour. Sotto l’effetto dell’incantesimo, si presenta come un uomo nel cuore della maturità, alto circa un metro e novantadue, ma non troppo robusto. Del resto, è tipico degli esponenti della sua razza possedere un fisico piuttosto esile e lui non fa eccezione.
Com’è uso tra i suoi simili, porta i capelli molto lunghi, per praticità raccolti in una coda o in una treccia. La chioma fluente vanta una magnifica sfumatura sanguigna naturale, non ottenuta da particolari cosmetici artificiali, come ha notato essere vezzo tra le donne, sia umane che Faerie. Gli occhi, invece, sono duri e glaciali e, come il ghiaccio, di un azzurro talmente chiaro da risultare quasi di vetro. Sarebbe scorretto definirli “belli”; piuttosto, sono inquietanti, ma allo stesso tempo ammalianti, conturbanti.
Avrebbe un bel volto, se non fosse che la malattia ha scavato delle cicatrici lunghe e sottili che tagliano le labbra come pugnalate, conferendogli un’aria più anziana di quanto non sia in realtà.
Il suo aspetto autentico non è molto diverso, per la verità, poiché è troppo orgoglioso per alterarlo in maniera esagerata: ha modificato solo il colore degli occhi e dei capelli per poter camuffare meglio la presenza della malattia. In realtà, i primi sono di un giallo intenso che tuttavia va sbiadendo a causa della degenerazione dei pigmenti – in origine, così tanto tempo prima che nemmeno lui riesce a ricordare, dovevano essere stati color oro; i secondi, invece, sono candidi come neve, ancora più bianchi di quelli di un vecchio. I segni sulla bocca sono più vistosi, quando si spoglia del Glamour, ma, oltre a ciò, non si notano altre differenze sostanziali.
Quanto all’abbigliamento, predilige lunghe tuniche munite di cappuccio, di maniche molto ampie e di numerose tasche interne, strette in vita da una fascia di tessuto dorato. Preferisce colori scuri e caldi, come rosso cremisi, nero, marrone, verde o blu notte. I bordi degli abiti sono orlati di intrecci dorati di rune complesse che rimandano alla Natura e al folklore Faerie e perciò risultano incomprensibili agli umani. Il bastone da passeggio, infine, è un’asta nodosa in robusto legno d’ebano, alta quanto lui e abbastanza resistente da poter essere utilizzata come arma di difesa, in caso di necessità.
Carattere
È un caotico caleidoscopio di atteggiamenti, emozioni e maschere, in un miscuglio indiscernibile di menzogne e realtà. Ne risulta che la sua personalità non passa inosservata né tantomeno può essere ignorata: la si apprezza, oppure la si detesta. Se si considera il fatto che lui ne è ben consapevole e sfrutta la cosa per divertirsi alle spalle altrui, è facile concludere come per lo più venga messa in atto la seconda opzione.
È solo, perché gli altri lo isolano, ma anche per scelta: poche persone riescono a risvegliare la sua attenzione e ancora di meno ne sono in grado in un’accezione non sessuale, pertanto ha l’abitudine di tenersi alla larga dagli altri. Conduce una vita appartata, limitandosi ad assolvere ai propri compiti di insegnante – il solo fatto che si sia preso la briga di accettare tale mansione, per la verità, è oggetto di mistero e speculazione da parte dei curiosi, non soltanto perché è molto raro che i Faerie entrino a far parte dell’Accademia, ma soprattutto perché lui, in particolare, non è certo incline alla socievolezza, né con i suoi simili e meno ancora con gli umani.
Fuori dal contesto scolastico, parla molto poco; chiunque assista alle sue lezioni, invece, rimane incantato dalla sua straordinaria eloquenza. Asthrai ama insegnare ed è un ottimo istruttore, sebbene sia anche molto severo ed esigente e coloro che gli vengono assegnati come apprendisti in privato, al di là delle conferenze che tiene presso classi intere, vengono ritenuti i più sfortunati dell’Accademia. Nonostante non si faccia alcuno scrupolo a intrattenere rapporti carnali con chiunque desideri, nell’ambito scolastico è molto ligio al dovere e non ha mai approfittato in alcun modo dei suoi allievi, anche se le voci vogliono che non sia accaduto solo perché nessun apprendista si è mai adeguato ai suoi gusti e non perché la morale di Asthrai lo abbia dissuaso dal tentativo.
È così riservato che persino i colleghi che lo conoscono da più tempo sanno ben poco oltre al suo nome. Quel che è più sorprendente, però, non è tanto il comportamento in sé, bensì il fatto che egli lo assuma senza distinzioni con gli umani e con i Faerie. In genere, gli esponenti della razza elfica sono più aperti nei confronti dei propri simili, invece lui li tratta alla stregua di esseri umani e si tiene lontano da tutti.
Ha una grande pazienza, una cultura ammirevole e l’arguzia caratteristica dei Faerie; d’altro canto, però, pecca di superbia e arroganza e non mancano episodi in cui, in preda all’ira, dà libero sfogo alla propria violenza, con ben poco interesse per quanto riguarda le conseguenze delle sue azioni. Del resto, è agevolato dal fatto che, in quanto uno dei pochi Faerie dell’Accademia, nonché uno tra gli istruttori più esperti e capaci, riceve un trattamento di favore rispetto agli altri umani.
Di primo acchito, dunque, risulta essere un burbero eremita dalla doppia personalità, quella dell’ottimo istruttore all’Accademia e quella dell’affascinante seduttore Faerie. Tuttavia il vero mistero è capire quale sia la faccia della medaglia più autentica.

Storia del Personaggio
Per ogni bambino che nasce, alla Corte Benedetta viene acceso un lume, poi posto presso la culla del neonato: la tradizione vuole che, se la candela rimane accesa per l’intera durata della prima notte del Faerie, è la prova che il suo legame con la Natura è già tanto forte da consentirgli di controllare la magia. È solo una diceria, però i Faerie sono tanto legati ai loro costumi quanto lo sono gli esseri umani.
Il giorno in cui nacque Asthrai, non venne acceso alcun lume.
Violentata da un esponente della Corte Maledetta, la madre del bambino morì di parto, sulle labbra una maledizione per il suo aggressore e un nome per suo figlio: Asthrai, “fior di cenere”.
Pur se parte di una struttura sociale molto rigida, i Faerie credono nella libertà più totale e i crimini che la violano in un qualsiasi campo sono ritenuti i peggiori: la violenza sessuale, in quanto lesiva della libertà sessuale, si configura tra questi. Inoltre, in quanto innaturale, in conflitto con il legame simbiotico con la Natura, non genera figli, oppure essi vengono alla luce già morti.
Di conseguenza, la sopravvivenza di Asthrai al parto, complice anche la morte di sua madre, fu considerata una maledizione. Le malelingue arrivarono persino ad accusare il bambino di aver derubato la genitrice del diritto alla vita. Asthrai fu quindi cresciuto nell’unico orfanotrofio del villaggio della Corte Luminosa, trattato come un emarginato, un errore, un mostro. Il progetto iniziale prevedeva di aspettare la sua maturità per poi condannarlo all’esilio, in quanto membro della Corte Maledetta, ma Asthrai fuggì prima. Del resto, com’era prevedibile, nessuno si prese la briga di cercarlo: il suo gesto fu una liberazione, in quanto sgravava gli Elfi Benedetti dalla responsabilità di cosa farsene di quell’enigma vivente che persino loro, antichi come il mondo, non avevano mai visto.
Quando Asthrai si presentò alla Rocca, suscitò un enorme stupore da parte degli esseri umani, cui non era mai capitato che un esponente della Corte Seelie si recasse di sua spontanea volontà presso la loro città, senza apparenti intenti omicidi. Privo di genitori e risorse, fu obbligato a rendersi utile in cambio del permesso di rimanere alla Rocca, così iniziò come servitore nelle cucine. Presto, tuttavia, il suo orgoglio di Faerie lo indusse a ribellarsi a quella condizione umiliante e a dare una dimostrazione delle proprie potenzialità. Ottenne dunque la possibilità di misurarsi con le prove d’ingresso all’Accademia, accettò, destando di nuovo l’incredulità degli uomini, le superò e concluse l’apprendistato, per poi farsi ammettere anche alla Caserma.
La sua maledizione, però, non tardò molto a manifestarsi: il suo destino non era stato quello di morire nel parto, bensì quello di vivere nella morte l’intera esistenza. Cominciarono a manifestarsi i primi sintomi della malattia, che lo costrinsero a utilizzare il Glamour per nascondere i capelli bianchi e gli occhi che scolorivano, mentre, in un moto d’orgoglio, decise di mostrare i segni sulle labbra, quasi a voler sfidare gli altri a guardarlo senza inorridire.
A poco a poco, perse l’uso della gamba e anche le abilità magiche diminuirono, al punto che dovette dimettersi dal servizio attivo e ripiegare sul mestiere di insegnante. In realtà ama farlo, anche perché è molto appassionato di letteratura, storia antica e magia, e trascorre molto tempo nella biblioteca dell’Accademia a studiare, tuttavia è indubbio che senta la mancanza della vecchia vita e, soprattutto, delle sue capacità. Nessuno lo sa, ma è stato lui stesso, in maniera sottile, inavvertibile, a diffondere il soprannome di “Zoppo”, non solo in riferimento alla gamba malata, ma anche alla magia quasi scomparsa e al legame con la Natura rovinato – la perdita di quest’ultimo è ciò che più lo fa soffrire, perché la simbiosi con la Natura è l’identità stessa di un Faerie. Senza di essa, Asthrai è nessuno.
È soltanto cenere.
Altro
Creato per role: Esclusivamente omosessuali.
Altre immagini: #01 | #02 | #03
Prestavolto: Raistlin Majere da Dragonlance.
 
Top
0 replies since 24/11/2014, 20:48   1 views
  Share